Dottoressa Francesca
Romana Rossetti

Tenidopatia Sovraspinato

Tenidopatia Sovraspinato

Il sovraspinato è il tendine senz’altro più soggetto a infiammazione o lesioni tra quelli che compongono la cuffia dei rotatori, il termine tendinopatia indica genericamente la sofferenza del tendine.

L’espressione “periartrite scapolo-omerale” letteralmente indica un processo infiammatorio che colpisce i tessuti che circondano l’articolazione della spalla. È un termine troppo generico, perché abbraccia una serie di patologie che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra e che è stato nel tempo sostituito da altri termini più specifici che indicano patologie ben precise (tendinite, calcificazione peritendinea o tendinite calcifica, borsite, attrito sub-acromiale). Tuttavia questo termine, anche se in modo inappropriato, è ancora usato.

Sollevare un braccio è uno dei movimenti che compiamo più volte nell’arco della nostra giornata: moltissime delle azioni che portiamo a termine quotidianamente richiedono di alzare uno o entrambi gli arti superiori: da sollevare una borsa o un sacchetto a mettere un vestito, da pettinarsi, a guidare o cucinare. Qualsiasi azione che richieda l’uso delle braccia, quindi, sollecita le nostre spalle.

Fra i quattro muscoli ed i relativi tendini della cuffia dei rotatori, il tendine del sovraspinato o sovraspinoso è senz’altro quello più soggetto ad infiammazione e a lesioni. Questo è dovuto al delicato ruolo che ha nel movimento del braccio: il muscolo sovraspinato ha infatti il compito di permettere all’arto di compiere la prima parte del proprio movimento, dalla posizione verticale fino a circa 80°-90° di inclinazione rispetto al resto del corpo, dopo la quale è il muscolo deltoide a permetterci di completare l’eventuale sollevamento del braccio.

Il dolore alla spalla può avere cause differenti, specialmente in chi non è anziano e non soffre di patologie che possono causare dolori articolari, come,  per esempio l’artrite reumatoide, dipende molto spesso da un’infiammazione della cuffia dei rotatori, l’insieme dei quattro tendini della spalla:

  • sovraspinato;
  • sottospinato;
  • piccolo rotondo;
  • sottoscapolare,

che, attraverso i loro tendini, tengono in posizione e muovono l’articolazione stessa.

Tendine e muscolo sovraspinato scorrono all’interno di un canale formato dall’acromion e dall’omero, due delle ossa che fanno parte dell’articolazione della spalla, al di sotto della borsa acromiale.

La borsa acromiale contiene il liquido sinoviale, che serve per l’appunto ad attutire l’attrito tra l’osso e i muscoli della spalla.

La lesione parziale o completa del tendine sovraspinato può derivare sia da un trauma, come ad esempio un colpo o una caduta durante l’attività sportiva, che dall’infiammazione dovuta a sollecitazioni troppo frequenti, a movimenti errati o alla naturale degenerazione dei tessuti causata dall’età.

Una eventuale lesione completa del tendine sovraspinato è molto facile da riconoscere, per uno specialista: oltre al dolore particolarmente intenso, la rottura totale rende impossibile effettuare alcuni movimenti.

In qualche caso, la manifestazione dolorosa può diventare tanto forte da rendere impossibile dormire la notte.

Esistono test specifici che permettono di definire con precisione eventuali limitazioni nei movimenti.

Nel caso il sospetto di lesione sia confermato dallo specialista nel corso della visita, si procederà poi ad effettuare una risonanza magnetica, con il fine di valutare in modo più accurato i danni.

Ci sono molti fattori che, da soli o in combinazione fra loro, possono portare alla lesione del tendine sopraspinato, completa o parziale. Fra questi, i più importanti sono: traumi dovuti a cadute o colpi ricevuti.

La sindrome da impingment, nella quale le lesioni sono provocate dal poco spazio fra acromion ed omero e dal conseguente schiacciamento di tendine e borsa subacromiale: lo schiacciamento di muscoli e tendini provoca l’usura, che con il passare del tempo determina una lesione da stress

Nel caso di sospetto di una lesione del tendine sopraspinato, la prima cosa da fare è cercare di tenere sotto controllo l’infiammazione, per evitare che possa causare danni maggiori, di solito attraverso fisioterapia, infiltrazioni o l’assunzione di farmaci specifici.

Lo specialista procede a visitare il paziente ed effettuare i test che ritiene necessari per formulare una diagnosi, come il test di Neer e  il test di Jobe.

Si procede poi ad alcuni test strumentali come la risonanza magnetica e, in caso si sospettino danni alle ossa, la radiografia.

Quando ha acquisito tutti gli elementi che ritiene necessari, lo specialista valuta insieme al paziente l’opportunità di utilizzare un approccio chirurgico.

Se questa soluzione non è ritenuta la più opportuna, il paziente sarà indirizzato verso un percorso di riabilitazione attraverso l’assunzione di farmaci antinfiammatori e la fisioterapia.

La durata e l’intensità del percorso sono ovviamente variabili e dipendono dall’entità del danno e dalla capacità di recupero del soggetto coinvolto.

Sindrome da attrito subacromiale (o conflitto sub-acromiale, o impingmentsubacromiale)

 E’ dovuta ad un eccessivo attrito tra la cuffia dei rotatori e il margine anteriore e laterale dell’acromion nei movimenti di flessione e abduzione del braccio. La causa dell’attrito è una forma dell’acromion curvilinea o ad uncino, associata o meno ad un abnorme spessore del margine anteriore dell’osso. Un ruolo importante può avere, quando è ispessito, il legamento coraco-acromiale (teso tra la coracoide e la faccia profonda dell’acromion), che partecipa alla costituzione del cosiddetto arco coraco-acromiale, sotto cui scivola, nei movimenti, la testa omerale. Un’ulteriore causa può essere un’ artrosi acromio-clavicolare in presenza di marcato ispessimento dei capi articolari. Oltre alla ristrettezza dello spazio coraco-acromiale, un abnorme attrito tra l’acromion e la cuffia dei rotatori può essere causato da un’artrosi dell’articolazione acromio-clavicolare responsabile di un ispessimento dei capi articolari. Il quadro anatomopatologico è caratterizzato inizialmente da una reazione infiammatoria cronica della borsa sottoacromiale, che si ispessisce e diviene fibrotica. In fase più avanzata vi può essere un’infiammazione cronica dei tendini della cuffia, soprattutto del sovraspinoso o un’usura della loro superficie.

Trattamento: inizialmente si usano anti-infiammatori e fisioterapia antalgica. Quando la sintomatologia persiste o è recidivante, vi è indicazione ad effettuare un’ acromioplastica, consistente nell’ampliare lo spazio sub-acromiale attraverso la rimozione della porzione inferiore del bordo anteriore e laterale dell’acromion. L’intervento viene fatto di norma in artroscopia.

Rottura della cuffia dei rotatori

E’ la più frequente di tutte le rotture tendinee. La lesione si riscontra di solito in pazienti in età superiore a 50 anni. Le cause più frequenti sono: 1) un attrito acromio-omerale. Con il tempo, un continuo attrito tra la cuffia dei rotatori e l’arco coraco-acromiale porta prima ad una rottura dello strato superficiale della cuffia (rottura parziale) e poi ad una rottura completa (rottura a tutto spessore). 2) riduzione della resistenza meccanica del tendine per fenomeni degenerativi del tessuto tendineo. Ciò può spiegare perché le rotture si verificano di solito in età media e senile. 3) traumi nella regione della spalla, che possono causare la rottura o, più spesso, ampliarla e renderla sintomatica. La rottura può interessare uno o più tendini ed essere di varia ampiezza e forma. Inoltre, si può trattare di una disinserzione del tendine dalla superficie ossea o, più raramente, di una rottura nel contesto del tendine. Il tendine più spesso interessato è quello del sopraspinoso. Seguono le lesioni associate del sopraspinoso e del sottospinoso e le lesioni del sottoscapolare. Relativamente rare sono le rotture di tutti i tendini della cuffia. Le rotture a tutto spessore si distinguono in piccole, ampie e massive. Le rotture piccole sono quelle che non superano 1,5 cm nel diametro maggiore; quelle massive superano 5 cm. Le lesioni massive interessano di solito il sopraspinoso e sottospinoso. La forma della rottura, in particolare nelle disinserzioni dalla superficie ossea, può essere semilunare, ad U, a L o massiva a margini estremamente retratti. Le rotture nel contesto del tendine sono rotondeggianti. Le rotture massive si distinguono in riparabili e irreparabili. Queste ultime sono quelle talmente ampie ma soprattutto i cui margini sono retratti che i tendini non possono essere reinseriti alla superficie ossea, oppure nel caso in cui i tendini siano talmente degenerati che risultino irreparabili. 

In alcuni casi, la rottura è asintomatica, anche se ampia. Di norma, tuttavia, essa causa dolore nella regione della spalla, soprattutto nei movimenti di elevazione o abduzione del braccio oltre che negli sforzi di questo. Molto spesso il dolore è anche o soprattutto notturno. La forza del braccio può essere normale o ridotta. In quest’ultimo caso i due estremi sono: difficoltà a sollevare completamente il braccio al di sopra della testa; o impossibilità a sollevarlo anche di pochi gradi. Le radiografie, con proiezioni particolari, consentono di valutare l’ampiezza dello spazio acromio-omerale, la cui ristrettezza può confermare un attrito acromio-omerale, in alcuni casi facendo sospettare una rottura della cuffia e in altri casi, quando la testa è molto risalita, dandone la certezza. Comunque, la RM è l’indagine che dimostra la presenza, oltre che la sede, le dimensioni e spesso le caratteristiche anatomiche della rottura.

E’ indicato un trattamento chirurgico, soprattutto se coesiste un deficit di forza. L’indicazione è assoluta nelle rotture massive anche se poco sintomatiche, poiché con il tempo la rottura può divenire irreparabile. Le rotture riparabili possono essere trattate in artroscopia o a cielo aperto. La tecnica artroscopica permette di riparare la lesione del tendine con la stessa precisione di un approccio a cielo aperto, minimizzandone però i lunghi tempi di recupero. È per questo che, a parte i casi in cui non sia possibile, l’artroscopia è sempre preferibile all’intervento “a cielo aperto”. In artroscopia, si trazionano i margini tendinei fino a portarli alla normale inserzione ossea (trochite o trochine), dove vengono fissati mediante ancore munite di fili, infisse nell’osso. Le rotture irreparabili sono trattate con la trasposizione di un’unità muscolo-tendinee regionali (generalmente il grande dorsale) al posto dei tendini della cuffia. Nei soggetti anziani può essere invece applicata una protesi “inversa” della spalla.

Il post- operatorio nelle riparazioni della cuffia artroscopiche: in base al tipo di intervento, di lesione ed alle capacità di recupero, il paziente dovrà portare un tutore per un periodo di tempo fra i 20 ed i 45 giorni dopo l’intervento.

Dopo la rimozione del tutore, è sempre necessario affrontare un programma di riabilitazione.

Lo scopo è il recupero della forza e della capacità di movimento della spalla.

Di solito, è possibile tornare al proprio lavoro dopo 30-60 giorni, se esso non prevede attività manuali. Ci vogliono invece 4-6 mesi per ricominciare a praticare sport di contatto o lavori manuali e di fatica.