FRATTURE DEL CAPITELLO RADIALE DALLA SINTESI ALLA CAPITELLECTOMIA - Traumatologia
Le fratture di capitello radiale sono circa il 2,5% di tutte le fratture.
Sono causate solitamente da un trauma indiretto, in seguito a caduta sul palmo della mano, e sono dovute all’impatto del capitello radiale contro il condilo omerale.
La classificazione più utilizzata per questo tipo di fratture è quella di Mason:
- tipo I fratture composte;
- tipo II fratture scomposte;
- tipo III fratture comminute;
- tipo IV fratture associate a lussazione del gomito.
Le fratture composte vengono comunemente trattate in maniera conservativa, immobilizzando il gomito in apparecchio gessato o tutore per 3-4 settimane.
Il trattamento chirurgico delle fratture scomposte o comminute comprende la capitellectomia, la riduzione aperta della frattura con fissazione interna mediante mezzi di sintesi o la sostituzione protesica del capitello.
La riduzione aperta con fissazione interna è consigliabile nei casi di fratture di tipo II di Mason, ma quando la frattura è scomposta o comminuta si può andare incontro ad una riduzione non anatomica, che porta ad un’artrosi secondaria del gomito.
La fissazione interna con mezzi di sintesi è indicata quindi solo in caso di instabilità del gomito e quando è possibile ottenere una ricostruzione anatomica del capitello radiale.
La capitellectomia, in caso di frattura comminuta del capitello radiale non associata a lussazione del gomito o a lesioni legamentose, è una valida opzione chirurgica in quanto ha un alto tasso di risultati eccellenti sia dal punto di vista clinico che radiografico a lungo termine.
Una delle complicanze di questa tecnica è la migrazione prossimale del radio, anche se è stato dimostrato che non vi è una correlazione diretta tra la qualità dei risultati funzionali e l’estensione della migrazione del radio.
La via chirurgica utilizzata è la postero-laterale al gomito, eseguendo l’ incisione lungo il condilo omerale laterale e la parte postero-laterale della diafisi radiale. Passando tra il muscolo anconeo ed il muscolo estensore ulnare del carpo, si incide la capsula e si espone la frattura. Dopo aver rimosso tutti i frammenti ossei, si esegue una resezione della diafisi radiale, appena prossimalmente alla tuberosità bicipitale. Al termine dell’intervento si immobilizza l’arto in apparecchio gessato per 2-4 settimane e successivamente il paziente dovrà essere sottoposto ad un’intensa e specifica riabilitazione, al fine di recuperare una completa mobilità del gomito, il trofismo muscolare e la stabilità articolare.